“Così come una perla nasce dal difetto di una conchiglia, la schizofrenia può far nascere opere incomparabili. E come non si pensa alla malattia della conchiglia ammirandone la perla, così, di fronte alla forza vitale di un’opera non pensiamo alla schizofrenia che forse era condizione della sua nascita”
Karl Jaspers
Potrebbe sembrare paradossale citare la schizofrenia per trarre le somme dal post-Pandemia (se realmente possiamo considerarci al post o forse io voglio illudermi che il peggio sia passato), ma credo che questa citazione di Jaspers sia l’unica a poter dare una vera risposta alla domanda che ogni creativo si sta ponendo già da un po’ di tempo:
Quanto e come quest’anno così difficile, logorante, caotico, rumoroso, ha influenzato la mia visione del mondo e quindi la mia capacità di creare?
Non c’è bisogno di nascondersi o di provare vergogna: noi tutti abbiamo veramente rischiato di perdere le staffe dal caos causato dalla pandemia, soprattutto coloro che svolgono una professione creativa e che ai cosiddetti “deliri di creazione” ci sono già abituati.
Quest’anno però ci ha messo veramente a dura prova, ma, siccome io credo che la bufera sia passata e che finalmente si stiano aprendo piccoli spiragli di luce (nonostante la pioggia!), voglio dare uno slancio di positività a chi si sente bloccato nel processo creativo: senza caos non vi può essere creazione.
Non lo dico io.
Lo dicevano già gli antichi, così come le religioni e la filosofia.
Solo che ce lo siamo dimenticati.
O ce lo hanno fatto dimenticare?…
"Distruzione, caos e il rischio creativo"
E’ il titolo di un saggio di Aldo Carotenuto, sì riguardante la psicologia del profondo, ma altrettanto utile per chi ancora non ha imparato bene a canalizzare le proprie pulsioni e forze creatrici, schiavo e intrappolato dalle catene della ragione.
Ma partiamo dalle basi, quelle che quando cresciamo ci dimentichiamo, e che invece non dovrebbero mai essere perse di vista – anzi: dovrebbero essere la nostra Itaca nei momenti di perdizione e confusione, come quello che ci troviamo ad affrontare in questo periodo a seguito della crisi causata dalla pandemia da Covid-19.
Nel saggio di Carotenuto leggiamo che con il termine “creazione” la teologia e la filosofia designano quell’azione attraverso la quale Dio ha fatto apparire “qualcosa” dal nulla, e di conseguenza quando si parla di creatività ci si riferisce proprio alla capacità di dare una forma nuova alle percezioni e di “ricreare” il mondo.
In quasi tutti i miti cosmologici, infatti, la creazione rappresenta la fine del caos, con l’introduzione nell’universo di una forma, di un ordine, di una gerarchia, e quindi la creazione può essere semplicemente vista come un’energia che si realizza “nel mettere ordine”, in quanto non è rappresentata come un “trarre dal nulla”, bensì come l’azione su una realtà preesistente, che è però caotica, senza vita ed immobile.
Carotenuto ci ricorda, inoltre, che anche Eros è figlio di Caos, un’informazione importante in un discorso sulla creatività, perché ci evidenzia ulteriormente come questa possa scaturire solo da un movimento caotico.
Quella disintegrazione necessaria al rinnovamento
Quello che noi oggi cerchiamo sempre di spiegare con la razionalità e la logica, mettendo fin troppo spesso da parte il mondo delle emozioni e dei sentimenti, gli antichi lo raccontavano con il mito, perché a differenza nostra loro, nella loro profonda saggezza, non tralasciavano nessun aspetto dell’essere umano.
E quindi cosa ci vogliono insegnare i miti sulla creazione? Nient’altro che il mistero della rigenerazione attraverso lo sprofondamento nel caos e della destrutturazione – perché ogni palingenesi e ogni rinnovamento presuppongono una “disintegrazione” delle forme precedenti, attraverso un passaggio nel caos e nella confusione.
Questo soprattutto perché “le leggi” dell’artista sono diverse da quelle che regolano il mondo, in quanto si forgiano sulla base di simboli archetipici che emergono dall’inconscio e che gli permettono di canalizzare l’attenzione su aspetti dell’esistenza fino a quel momento rimasti nell’ombra, fornendo una visione ed uno sguardo nuovo su ciò che lo circonda.
E quindi solo se questi due elementi – caos e armonia, costruzione e distruzione – sono compresenti senza che l’uno sovrasti e annulli l’altro, c’è produzione di opera.
Secondo Hillman due sono gli elementi essenziali per guidare il processo creativo:
- la disciplina imposta dal lavoro artistico
- il contatto con i propri simili
Questi rapporti, infatti, sono egregi contenitori di “follia”, ma forniscono allo stesso tempo una protezione contro l’aspetto distruttivo del creativo, che, appunto, deve imparare a bilanciare queste due forze opposte e potenti dentro di sé, affinché non sprofondi nell’autodistruzione.
Un altro motivo per cui alcune persone non riescono a sbloccare la loro creatività e perché restano vittime della sua nozione stereotipa che la concepisce solo in termini di produttività, senza riuscire di conseguenza ad abbandonarsi a quel “vuoto fertile” necessario alla creazione.
Tutti possiamo essere creativi, non solo i geni!
Un altro mito da sfatare è che la creatività sia appannaggio esclusivo di geni o di persone particolarmente dotate, perché in realtà questa appartiene a tutti noi e, più che una qualità, essa è un vero e proprio un modo di essere, di cui una categoria in particolare ne è maestra: i bambini.
I bambini, infatti, sono appagati e fiduciosi perché la loro spontaneità non è inibita, in quanto, a differenza degli adulti, stereotipi e convenzioni non influenzano la loro libertà e facilità espressiva.
Inoltre, le personalità creative, proprio come i bambini, non si lasciano scoraggiare dall’inatteso e dal mistero, anzi, spesso ne sono positivamente attratte.
Jung stesso ha affermato che la creatività è una componente istintuale, radicata nell’essere umano, definendola non a caso “istinto creativo”, un impulso universale, che giace nel nostro mondo interiore e che aspetta di salire in superfice – la creatività si presenta, in questo senso, come una modalità particolare di entrare in contatto con la realtà che si discosta dalla norma e che non teme di rivoluzionare lo status quo e di aprire porte chiuse per entrare in stanze segrete.
Infatti, citando Carotenuto, la vera peculiarità del creativo è quella di poter sempre risorgere dalle ceneri – e per questo motivo ti dico: se la pandemia ti ha messo in ginocchio non demordere! Lasciati attraversare dal caos, perché solo così potrai “mettere in ordine” e forgiare nuove forme.
Non avere fretta.
Rallenta.
Fai spazio.
Perché “bisogna avere il caos dentro di sé per partorire una stella danzante”.
Abbi fede che da adesso in poi creerai cose così belle che non ti eri neanche immaginato!
E se hai bisogno di ispirazione per trovare il coraggio per fare qualcosa che nessuno ha mai fatto finora, allora devi assolutamente leggere qui cosa è riuscito a combinare Carmine Cervone.
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