A cavallo dell’onda ecologista e dell’aumentata sensibilità ambientale degli ultimi anni, sempre più stampatori ed editori affermano di utilizzare o scegliere inchiostri esclusivamente ecologici per la stampa dei propri lavori.
Un gesto sicuramente nobile, se solo si dicessero le cose veramente come stanno.
Ovvero:
- gli inchiostri ecologici possono essere utilizzati per qualsiasi lavoro?
- sono efficaci come quelli minerali?
o hanno effettivamente dei limiti, di cui non si parla, e non si prestano quindi a realizzare tutto ciò che invece possiamo fare con quelli minerali?
Cediamo dunque la parola al Carlo Capo, professionista nelle arti grafiche dal 1985, per fare luce sulla questione.
Inchiostri xerografici e litografici
“La prima differenza che dobbiamo fare è quella tra inchiostri digitali (xerografici) ed offset (litografici), che è innanzitutto fisica: infatti, i primi si presentano sotto forma di polvere, i secondi invece sotto forma di vernice.
Ambedue le tipologie sono un mix di due componenti fondamentali: il pigmento, che ne determina la tinta, ed il veicolo, che nel processo xerografico è costituito da micropolveri carboniose mescolate a polimeri, mentre in quello litografico è costituito da sostanze grasse, che possono essere minerali o vegetali.
Recentemente nella litografia, grazie alle sempre più pressanti regole ambientali e alle campagne di sensibilizzazione, hanno preso sempre più quote di mercato inchiostri litografici a base vegetale in quanto prodotti con sostanze meno inquinanti per l’ambiente.”
Minerali vs Vegetali, chi la vince?
“Chiaramente vi sono, nell’utilizzo, alcune differenze che potremmo riassumere in una migliore stampabilità e tolleranza a discapito dell’aspetto ecologico per quelli a base minerale , viceversa per quelli a base vegetale: questi sono infatti più critici, in quanto mostrano meno tolleranza nell’equilibrio acqua-inchiostro, che li porta più facilmente ad emulsionarsi e, dunque, ad una resa minore nel processo di stampa.
Nella stampa digitale l’evoluzione va sicuramente verso la stampa InkJet (getto d’inchiostro), i cui inchiostri a base d’acqua permettono sia una eccellente qualità fotografica, ma anche un gamut cromatico più ampio e ripetibile, oltre all’assenza quasi totale di sostanze volatili e materiali, ovvero residui difficili da smaltire.
Il vero salto ecologico per l’antico mestiere, non ancora però raggiunto nella stampa offset, i cui inchiostri a base vegetale hanno, come abbiamo detto, molti limiti e non si prestano dunque a tutti i tipi di lavoro.”
Avete le idee più chiare adesso?
Sicuramente non è finita qua. Continueremo nei prossimi mesi ad approfondire la questione “inchiostri” anche attraverso la nostra pagina Facebook.
Per approfondire, invece, il discorso sulla stampa digitale, puoi dare un’occhiata qui.
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